sabato 7 novembre 2015

Un'ipotesi sull'aldilà


Un’ipotesi sull’aldilà


Il senso di queste riflessioni, alle quali facevo riferimento in altro paragrafo, vuole essere quello per il quale il complesso delle ritualità sacerdotali e pratiche divinatorie, forse espresse quotidianamente nella vita degli Etruschi,  raggiungeva uno dei massimi vertici nel momento della sepoltura ed aveva probabilmente una logica diversa da quella comunemente creduta.
Chiave di traduzione di tutto ciò credo possa essere l'orientamento assiale di ogni deposizione ed in modo evidente il "Dromos", (ingresso), nel suo contesto più completo, rispetto alla divisione della volta celeste ( Volta del cielo suddivisa, che vedrete appresso).
Queste riflessioni vogliono mettere in luce ipotesi, forse mai vagliate approfonditamente, che il sottoscritto crede meritino essere sottoposte all'attenzione degli interessati e di coloro che amano l’Etruscologia, al fine di contribuire a comprendere meglio il senso delle modalità rituali nelle necropoli.
Si e'  voluto rendere questo particolare paragrafo più semplice possibile per non invalidare in qualche modo il senso logico e renderlo così di facile accessibilità,  sperando altresì di non averlo reso troppo scheletrico. L'intento ha voluto essere quello di trattare  molto semplicemente le evidenze che tutti sono in grado di osservare, stimolando così riflessioni più approfondite del freddo nozionismo tecnico-scientifico che credo nel caso specifico sia inutile e che troppo spesso viene dato per scontato, dando se possibile un piccolo contributo alla conoscenza del mondo etrusco sotto il profilo emotivo e trascendentale.
Allora.....,
chiunque abbia avuto modo di conoscere più o meno approfonditamente il mondo etrusco,  dal periodo arcaico alla fusione con il mondo romano, ha forse compreso che la vita temporale e sociale di ogni uomo che ne fece parte fu scandita, e come asserivo, condizionata, in tutto o quasi, dalla ritualità religiosa. Crediamo che questa ritualità abbia  interessato tutta l'epoca etrusca, anche se non abbiamo certezza, tuttavia possiamo comunque affermare che la presenza di quel personaggio importantissimo ed intoccabile che fu il sacerdote, fu costante in ogni fase sociale conosciuta ( Aruspice, Augure, ecc.).
Dal momento che i testi storici, ( Cicerone, Dionigi d’Alicarnasso ecc..), ci hanno abituato a conoscere molte cose sulla morte degli Etruschi, nulla sappiamo di ciò che poteva avvenire al momento della nascita di un uomo, del resto pero' ci rendiamo sempre più  conto  che ogni altra fase della vita etrusca veniva impostata e regolata dall'uso dei cinque libri sacerdotali o più genericamente “Haruspicini”.
Si trattava di testi scritti, ( sembra fossero cinque principali ed altri a corredo ), sui quali erano definite le regole estremamente precise, relative alla ritualità religiosa ed il comportamento sociale del popolo etrusco (Libri Acheruntici, Haruspicini, Fulgurales, Rituales, Fatales, ecc.).
Tali testi, che crediamo fossero affiancati da altri ( “Ostenta”), necessari alla complessità del problema, davano quindi un senso definitivamente trascendente ad ogni atto di vita quotidiana, pertanto è facile intuire come un eventuale “battesimo etrusco” potesse essere un rito eclatante ed iniziatico, corredato di atti, simboli e presentazione ufficiale alla società.
Sappiamo, perché è propedeutico, come ci tramandano scritti latini, che questi signori si fossero bene organizzati per il futuro ed il presente, combinando quello che si potrebbe dire un metodo di colloquio unilaterale con le divinità.
Cosa fecero costoro....Si organizzarono dividendo la volta celeste, (o blu, dipende se la si vuole immaginare di giorno o di notte), come una immensa calotta di cristallo in quattro parti distinte nei quattro punti cardinali.
Quindi ogni parte di 90 gradi fu suddivisa ancora in quattro parti. Ne divennero 16 settori angolari. Nell’angolo distinto fra nord ed est vi posero 4 divinità celesti iniziando da Tinia, (Giove per i greci); nel seguente fra est e sud quelle marine; in quello che va da sud ad ovest quelle terrestri e per ultimo in quello che va da ovest a nord quelle dell’Ade o degli inferi.

Direzioni celesti ben precise

Gli antichi autori ci tramandano notizie secondo le quali già nella progettazione dell’impianto urbanistico delle città etrusche divenisse indispensabile attenersi a direzioni celesti ben precise, (Est come ingresso principale alla città), rituali religiosi, come quello per il quale dovessero essere lasciati spazi interni a cinte murarie, oppure aree sacre di rispetto, ( Roselle cinta muraria ciclopica ).
Dai resti di ciò che rimane comprendiamo che venivano imposti precisi  orientamenti, secondo la divisione della volta celeste, a strutture come templi ed aree limitrofe, a vie di accesso alle città, ( Decumano ), alle aree sacre sepolcrali.
In funzione, anche, della interpretazione di eventi naturali, ogni classe sociale costituente il  popolo etrusco aveva imparato a trarne auspici ed in funzione di ciò esercitava, per così dire una procedura “scaccia malocchio e maleficio”.
In virtù di quanto detto, venivano apposti simboli augurali sui tetti delle case, e sui templi,
( Tintinnabuli, antefisse con volti di divinità, piccole riproduzioni di figure antropomorfe ),  e chissà quanto altro di cui non siamo a conoscenza, tanto da farci comprendere come fosse condizionante il rapporto con il mondo divino.
Questo complesso di pratiche era così sentito fino al punto di averne costante timore e profondo rispetto.
Se pensiamo che dall’esame della caduta dei fulmini rapportata all’evento, dal volo e dal tipo di uccelli e dalla direzione, dall’esame delle viscere degli animali, ( modalità rituali riprese anche nei secoli successivi alla loro scomparsa), essi vedevano presagi ed auspici  che condizionavano il loro futuro, ci rendiamo conto che il rito religioso di per se stesso ed il significato che assumeva avevano una importanza sempre molto elevata.
Tale pratica divinatoria veniva comunque gestita da uno dei sacerdoti e dalle sue pratiche, e comunque era tale da essere tramandata fino ad oggi con reperti funebri unici nel loro genere.
Testimonianza di queste pratiche, grandemente importanti e della loro accettazione popolare, erano inoltre  strutture come pozzi detti “votivi” o “favisse”,  ( Cavità nel terreno dove venivano deposti oggetti di varia natura ritenuti augurali ), nonché ripostigli. interrati, ( posti dove veniva occultato il corredo funebre ).
In queste favisse la gente etrusca poneva oggetti  riproducenti parti anatomiche, (ex voto), del loro corpo che credeva o sapeva ammalate onde ottenerne la guarigione.
Interessante è notare come anche ai nostri tempi si prediliga gettare monete nelle fontane o nei pozzi, oppure conservare piccoli denti dei bambini, ciocche di capelli, sorridendo bonariamente, ma manifestando così un retaggio storico-culturale le cui radici si perdono nella notte dei tempi.
Ancor oggi gli scavi di pozzi, sia etruschi che di epoche successive, compresa quella moderna, fortunatamente, regalano nutrite e variegate quantità di oggetti utili a capire gli usi del tempo.
Tali ritrovamenti non possono essere spiegati con la sola casualità, ma con la volontà invece del gesto augurale o apotropaico..
Del resto molti reperti, come il fegato di Piacenza, diviso in 16 settori come la volta celeste, confermano tale pensiero. Fonti storiche fra le più autorevoli ci riferiscono che tali metodologie erano così usate da formare tecniche di apprendimento, forse anche scolastico, presso la gente etrusca.
Tutto questo complesso di pratiche divinatorie, e' consuetudine storica, credere che servisse oltre che al "momento-funebre" del “trapasso umano” ad un ipotetico e generico futuro dopo la morte.
Forse tutto quanto ora affermato, riteniamo in modo disattento, non sembra poi tanto vero dal momento che il senso della continuità dato al complesso delle sepolture fa pensare a ben altro.
Alla luce di questa costante religioso-divinatoria, conoscendo bene l'importanza che veniva data alla morte, tanto da effettuare banchetti funebri con canti e balli, e' lecito credere che l'innesco di qualche cosa di nuovo avvenisse nel momento di lasciare la vita, e forse proprio per il legame fra la morte terrena ed il futuro del defunto nell'aldilà.
I personalissimi corredi funebri, costituiti da ceramica vascolare etrusca e greca, bronzi, monili d’argento ed oro, sembrerebbero confortare questa ipotesi, poiché  sembra ovvio credere che fossero posti nel sepolcro per un utilizzo futuro nel mondo dei morti e non per dissolversi nel terreno. Tesi comunemente accettata dal popolo degli studiosi ed addetti ai lavori.
Ritengo che l’impostazione, specialmente quella delle tombe a camera, fosse studiata anche per un altro scopo.
Perché  non ritenere che la chiave di accesso fosse l'orientamento astrale ed il  relativo dromos, ( Breve corridoio di accesso alla tomba a camera ),  costruito, pensate un pò, forse per uscire dopo defunto e non solo ad entrare come  cadavere?  Un pò come vedere che il defunto, una volta non più appartenente alla vita terrena, alzarsi ed uscire dal quel luogo di dolore.
Infatti nelle tombe dette “a camera” o “a tumulo” la deposizione sepolcrale del morto o dei morti viene sempre rilevata con i piedi rivolti verso l'ingresso della stessa e non viceversa, o in altra posizione.
Questo ci porta a ricordare le necropoli etrusche e  la complessa, ma anche semplice bellezza delle loro strutture sepolcrali. Dei sontuosi corredi funerari, che pur variando da luogo a luogo ci trasmettono uno dei pochi collegamenti con quel mondo potente, il quale ci ha tramandato importanti aspetti della civiltà greca ed imposto tanto alle nostre radici storiche.
Infatti la stragrande quantità di notizie storiche, oltre alle fonti di antichi autori, la reperiamo, come dicevo, dalle necropoli  etrusche, poiché spesso ancora in buono stato di conservazione, se non ottimo.
Purtroppo non possiamo dire altrettanto per le città etrusche, ( Acropoli ), poiché esse sono state distrutte e riportano sovrapposti i periodi storici seguenti, ( romano, barbarico e medioevale ), e pertanto inesistenti o quasi nel loro completo impianto urbanistico.
Soltanto le strade, che spesso sono riadattamenti romani, giacciono forse nella stessa posizione originaria, seguendo gli assi viari antichi. Per il resto ci dobbiamo affidare alle sepolture e poco più.
Ciò che spesso troviamo è una scarnita parte di edifici, spesso rasi al suolo o comunque così frammentari da fornire poche notizie del tempo in cui furono abitati.
Si pensi che, come dicevo in altro paragrafo, questo popolo dei Rasenna o Tirreni ha tramandato all’Impero Romano e quindi fino a noi, l’uso della “toga” senatoriale, della sedia “curule”, l’uso dell’arco a volta che si vede ancor oggi negli acquedotti antichi ed in altre costruzioni, l’uso della rete fognaria nelle città, delle tecniche militari, l’uso delle tegole per i tetti delle case,  delle terme, degli allevamenti di pesci e molto altro.
La durata stessa del periodo etrusco di circa mille anni, ci fa capire quanto questo popolo fosse saldo e di forti convinzioni,  dettate da regole perfette, senza le quali sarebbe stato conquistato in breve tempo dalle popolazioni italiche vicine. 
Gli Etruschi avevano frequenti collegamenti economici e militari con le 12 città vicine, che facenti parte della “Lucumunia” avevano una fertile attività di scambio.
La confederazione, come tale, controllava e gestiva un territorio che prendeva circa mezza italia, con frequenti collegamenti dello stesso tipo anche con etnie abitanti la Sardegna, con popoli sulle coste della Francia ed in Egitto, con la Grecia e la Tunisia, nonché con altri popoli del Mediterraneo.
Questa longevità temporale sia per quanto concerne il territorio e la storia non può avere avuto luogo senza una non comune e ferrea regola sociale. Parte di questa regola crediamo fosse la loro religione.
Esaminiamo adesso un altro aspetto che si ricollegherà poi a quanto detto:
Le necropoli etrusche, rapportate agli insediamenti di provenienza, e sempre limitrofe alle città, appaiono di densità molto inferiore a quella che sembrerebbero dover avere. (Vedi la necropoli di Vetulonia con circa 200 sepolture conosciute ufficialmente o delle quali se ne ha notizia).
Ciò ci sembra valido, a maggior ragione, se valutiamo la densità demografica del tempo, l'indice di mortalità ed il numero degli anni di esistenza delle città stesse:
Vetulonia, 100 ettari, con 17.000 abitanti,
Roselle, 40 ettari, con 15.000 abitanti,
Populonia, 150 ettari, con 25.000 abitanti,
Tarquinia, 120 ettari, con 20.000 abitanti,
(Calcoli basati su rapporti fra il numero dei posti degli anfiteatri, nonché della superficie abitativa interna alla cinta muraria).
Considerando, inoltre, le cause di mortalità estranee alle guerre, come malattie ed “indigenze”, anche se decurtate delle opportune variabili temporali e locali, portano al risultato che appare essere sempre di molte migliaia di unità.
Dove sono tutte queste sepolture? Dove sono finite?
Dove sono gli eserciti che terrorizzavano i Romani rozzi ed ignoranti pastori, non ancora edotti dagli etruschi sugli insegnamenti della vita? Distrutte dal tempo e dal lavoro umano nei secoli? Difficile credere che esse siano scomparse senza lasciare traccia.
Si pensi che presso la società romana essere di origine etrusca, significava avere cultura e grande prestigio sociale!
Appare evidente che di tutte le migliaia di morti, avvenute nei secoli del periodo etrusco, solo poche centinaia sembra abbiano avuto l'opportunità ed il "diritto" di essere sepolti in zone vicine alle mura di cinta o nei loro pressi, nelle aree campestri e collinari, e comunque panoramicamente ben esposte, con opportune strutture monumentali sempre al lato di imponenti vie d’accesso alla città. ( Modalità riprese per i mausolei Romani nelle vie d’accesso fuori le mura ). (  Città di Cosa in Ansedonia ).
Ciò é facile rilevarlo perché non appena siamo in grado di conoscere tecnicamente una soltanto delle città dell'Etruria con la sua necropoli notiamo che essa non é mai tanto densa di tombe come dovrebbe essere.
Io credo che vi fosse una sorta di "diritto" che escludeva forse gran parte della popolazione, almeno nella ricchezza della struttura e nel privilegio del luogo "vicino a casa", ma mai nell'orientamento della  tomba  quale essa fosse.
Questo fa emergere un altro aspetto della società etrusca, cioè quello per il quale, riteniamo quasi certamente che le masse popolari fossero destinate a sepolture in grandi aree comuni e non "fosse comuni", ( teoria accreditata da alcuni studiosi ), teoria che lo scrivente si farà dovere di sviluppare  in  altro momento.
Comunque sia, anche se non tutti gli abitanti del tempo avevano il privilegio di essere sepolti con destinazioni diverse non cambia il problema.
A questo punto sentiamo l’obbligo di precisare che le sepolture etrusche erano di alcuni tipi:
1- A camera quadrata, utilizzata sia nei tumuli che sfruttando le pendenze del terreno e costruita completamente con massi che rivestivano le pareti, mentre il pavimento era di pietra “fetida” ( gesso ).

Esse riportavano un piccolo corridoio troncoconico di ingresso, ( Dromos ), anch’esso rivestito di pietre, due pilastri, un architrave ed una porta formata da un grande lastrone.
Il soffitto veniva costruito con la tecnica detta dell’aggetto. Essa consisteva nel disporre negli angoli, a poco più di un metro di altezza dal pavimento, pietre che facevano diventare progressivamente la struttura della camera da quadrata a tonda fino a coprirla interamente con un ultimo enorme masso  che fungeva da tappo centrale.
Il tutto quindi veniva coperto di tonnellate di  terra.
Le tombe di dimensioni consistenti riportavano un pilastro al centro della stanza con funzioni di sostegno della volta. Questo tipo di tomba si rileva nell’Etruria settentrionale, mentre nell’Etruria meridionale la camera veniva interamente scavata nel tufo, sagomandone le pareti ed a volte gli arredi stessi ivi inclusi.
A volte si trovano scolpiti alle pareti elementi raffiguranti oggetti di uso comune nei momenti della vita quotidiana, facendo apparire la tomba simile ad una abitazione del tempo.
2 – A fossa rettangolare di circa due metri per uno e mezzo, entro un circolo di pietre infisse delimitanti un’area circolare di varie dimensioni.
3 – A Cassone rettangolare, interno sempre ad un circolo, rivestito di larghe pietre con una lastra molto spessa, grande quanto la fossa stessa che costituiva il coperchio.

4 – A “murello circolare” ( Falchi ne parla nel suo notiziario di scavo )  dove la stessa riportava un cassone interno ad un circolo di pietre costituenti un vero e proprio muro a secco.
5 – Rupestri costituite da cavità naturali ricavate nella roccia.
6 – A  Tholos, ( tumulo di grandi dimensioni ) costruite con pietre o ricavate nel tufo, a piu’ vani e scale, con dromos e rilievi di vario genere. Alla base veniva costruito un così detto “tamburo”; un vero e proprio muro a secco perimetrante  l’intero tumulo



7 – Si parla inoltre (Falchi) di tombe a fossa vetuloniesi di grandi dimensioni ( sembra 4 mt per 4 mt in larghezza per 4mt in profondità ) nel cui vano alloggiava un intera biga o carro con il defunto, il corredo funebre e il cavallo.
Anch’essa delimitata da un’area circolare. ( via della “Sagrona” a Vetulonia, Falchi ).

L’altra grande categoria, sempre importantissima e bellissima, fu quella ricavata nei banchi tufacei che si può vedere nell’alto Lazio, (Cerveteri, Vulci ecc..), scavando e scolpendo i vani necessari allo scopo.
Fanno mostra di se slendidi esempi come la tomba dei rilievi e quella delle sedie ,(Cerveteri).
Molte altre riportano camere scolpite con il tetto travato  e con colonne estremamente rifinite.
Le sepolture comunque intese, tali che ancor oggi si possono  vedere e sopra descritte, ( Necropoli di Tarquinia, Cerveteri, Populonia, Vetulonia, Roselle ), hanno tutte un'impostazione orientata, anche se nel periodo arcaico compaiono talvolta strutture prive di corridoio di ingresso-dromos ( Tombe non definibilie se non a murello circolare come già specificato ).  
La stragrande maggioranza di esse si presenta con l'asse passante per la loro lunghezza diametrale, sempre orientato in uno spazio angolare che va da N/Nord-Ovest, S/Sud-Ovest ,  e cioè dal settore delle Divinita`-Inferi al settore Divinita`-Terrestri della divisione “aruspicea”  della volta celeste o Templum celeste).
Questa impostazione riconduce all’ipotesi secondo la quale tale usanza rappresentasse comunque il tramonto della vita terrena, tesi comunemente accettata nel mondo culturale e che penso non sia da ritenersi poi tanto scontata.
Si è notato da sempre che sulle/nelle tombe etrusche ed in particolare in quelle scavate nel tufo non vi è grande messe di notizie scritte.
Anzi, vi è proprio assenza di frasi. Viene riportato spesso ( come già detto), il nome del defunto ed al massimo un verbo.
 ( tipo “io sono di …, Qui è sepolto …., io... appartengo a…” ) e null’altro. Perché questo?. Senza dubbio esso è stato voluto, altrimenti pare ovvio che scrivere altre parole non avrebbe costituito un problema.
Ne discende ancora l’imposizione rituale, e forse il divieto religioso! Oppure altro...
Questo costituisce un grande problema per le fonti storiche dalle quali attingere notizie sulla vita etrusca in genere. ( forse, stanti i collegamenti con le ultime dinastie  Egizie, aveva insegnato loro come poter scrivere su supporti labili e che non potevano garantire la trasmissione ai posteri).
Si è scritto e detto tanto su questo “silenzio etrusco” per cui si è ipotizzato tutto ed il contrario di tutto.
Certo è che dobbiamo prendere atto di ciò che vediamo.
Ora se ci soffermiamo un attimo a riflettere quanto fosse importante l’evento della  morte nella vita di un etrusco, al punto da stabilire grandi aree sacre, come circoli di pietre infisse nel terreno e tamburi circondanti grossi tumuli, comprendiamo che lo fosse anche in altri momenti particolari della vita quotidiana.
Vere e proprie costruzioni circolari che andavano da dimensioni di alcuni metri ad alcune decine, (fino a 25 mt ), ci fanno ipotizzare che simulassero la proiezione  grafica della volta celeste sul terreno.
In esse venivano inseriti, a volte in modo occultato, uno o più ricchi corredi. Nell’agro di castiglione della Pescaia sono state rinvenute fosse lunghe decine di metri.
Uno splendido esempio di tomba a fossa, apparentemente anonima, che ha regalato centinaia di reperti fra bronzi ed altri è stata la tomba vetuloniese detta “Del tridente”, (prende il nome da un grosso tridente ivi reperito).
Doni  di  bellezza incomparabile entro tumuli per sepolture multiple o stupende camere come   , come la “Regolini-Galassi”, a Tarquinia, che pur essendo  stata depredata già in tempi passati, regalò oltre trenta chili d’oro di monili. Questo fa capire di quali ricchezze fosse corredato il defunto.

Da ciò si può facilmente ritenere che tale momento non fosse cosi' affidato alla casualità temporale del tramonto, nonchè alla usualità del rito funebre, ne' tantomeno al solo ricordo del passato di vivo.
Si può ancor oggi vedere porte dipinte sulle pareti di tombe scavate nel tufo. ( tomba degli Auguri a Tarquinia in atto di salutare il defunto).  Tale rappresentazione, anche se per la quale non nutro molta certezza, ha pur sempre un valore che indica una volontà, che se ripresa in questa teoria la rafforza. Questa sembra essere posta ad evidenziare l’uscita che…. si sarebbe spalancata…….dopo la dipartita!
Tombe con dipinti stupendi fatti per evidenziare gioia e felicità, come quella “Del tuffatore” o “Della caccia e pesca”. Momenti anacronistici per descrivere la morte di un individuo. Sembra invece che vogliano significare altro, forse non tanto il passato ..., ma in qualche modo il futuro.
Altresì tutto ciò  che comunque veniva deposto sul luogo, anche dopo il rito funebre, fa ritenere che il trapasso avesse  un'importanza elevata e non facilmente quantificabile anche nella più modesta delle sepolture.
Quindi immaginiamoci la messe di vasi ed oggetti di ogni specie, arricchire fino ad ingombrare quella pur piccola dimora. E questo lo si dovrebbe ritenere in modo vago come un metodo per augurare un prospero aldilà?
Credo invece che tutta quella quantità fosse lì soltanto temporaneamente, come se qualcuno, dopo la morte la dovesse portare via.
Si pensi inoltre alla presenza dei così detti cippi funerari, in materiale detto di “trachite”.


Del resto la apposizione degli stessi cippi funerari, provenienti da Sassofortino, scolpiti a forma conica o tondeggiante, non poteva che avere un significato trascendentale, apotropaico, rivolto al dopo-vita, e non certo rivolto al coevo etrusco, dal momento  stesso che detto oggetto, pesantissimo, ( ne sono stati rinvenuti di larghezza mt 1,50 – 2,00 , pesanti alcuni quintali ), rimaneva  occultato e ben sepolto  sovrastante la salma.
Osserviamo adesso le camere funerarie sia nei grandi tumuli che ricavate nelle pendenze dei terreni, ( Tumulo del Diavolino a Vetulonia circa 70 mt.),  nel tempo occorso per la loro  costruzione, con aree sacre delimitate  dai tamburi, ( Anelli di pietre squadrate e sovrapposte come muri di cinta, edificati a secco, interrati nel tumulo ed erroneamente ritenuti reggi spinta ).



Perché  crearvi un corridoio troncoconico di accesso/uscita alla camera funeraria? 
Perché non edificare la camera soltanto?
Sembra anacronistico pensare che essa fosse fatta per rientrarvi, a distanza di tempo,… semmai per deporvi unguenti profumati o vasellame miniaturistico, dal momento che tale accesso veniva coperto con molti metri cubi di terra.
 E’ pur vero che nei secoli successivi tali sepolture furono riutilizzate anche da altri, ma questo esula dal nostro pensiero, e comunque investe un’altra problematica.
Anche questo fa pensare che qualche cosa a noi sconosciuto, divenisse consuetudine di grande importanza e di complessi rituali, fondamentali operazioni strutturali e religiose tramite il Dromos, ma solo dopo la morte ed avulso agli umani di quel tempo e che riguardasse solamente il defunto.
Tumuli di Populonia, Vetulonia e Cerveteri, proprio per le loro sontuose dimensioni e caratteristiche, incutono un rispetto che fa supporre, a maggior ragione, come l’importanza fosse enorme in certi luoghi più che in altri.
Perché  poi far risiedere parte dei corredi più preziosi nei Dromoi, ( realtà verificata in Val Berretta a Castiglione della Pescaia dal Curri ), e non nelle celle anche se lo spazio era  più che sufficiente?
Ripostigli più o meno nascosti, anche in sepolture a fossa con circoli di pietre infisse, fanno considerare ancora più prezioso il carico di morte che acquistava il rito, quindi dal momento che si da` per scontato il senso del futuro nel mondo dei morti, perché  non collegare questo futuro al "verso" al " dove", oppure " in quale direzione"?.
Come non collegare quindi il loro orientamento con quello che era e che sarebbe stato il futuro del defunto nel mondo dei morti con i propri oggetti personali …nella volta celeste?.
Se osserviamo con attenzione il complesso delle innumerevoli sepolture in tutta l'Etruria vediamo che una parte di esse non si attiene alle regole dell'orientamento generalizzato del tramonto, ( si verifichi ad esempio il differente orientamento fra la tomba a tumulo del Diavolino con la tomba a camera detta Belvedere a Vetulonia ).
Perché  questo?. Frutto di casuali errori? Semplice comodità  di accesso delle strade?
Esaminando questa ultima ipotesi e' da rilevare  che se cosi' fosse avremmo una perpendicolarità  sepolcrale costante alle strade stesse ed un parallelismo fra le sepolture quasi geometrico, invece non e' assolutamente cosi'.

Esempio eclatante rimane  la necropoli di Tarquinia dove questa ipotesi ottiene forse il massimo conforto visivo con le "casette" imposte sui dromoi, orientate verso ogni direzione.
Valutando ancora più attentamente la situazione vediamo che fra le stesse deposizioni genericamente ad Ovest si rileva, anche in tombe affiancate, uno scarto di molti gradi. Considerazioni del tramonto a seconda delle stagioni?
Si sa benissimo che presso gli Etruschi i punti cardinali fossero di uso comune, non fosse altro per la navigazione sui mari, tecnica nella quale erano maestri.
Non si può ritenere che ciò fosse dovuto a errori di valutazione  dei punti cardinali, poiché  stante la precisione dimostrata da questo popolo in molte opere è da credere che sarebbe stato facile valutare anche il semplice tramonto, non fosse altro che con il riferimento quotidiano del sole.
Comunque, il fatto che questo popolo fosse in contatto con altri popoli come Greci, Egizi ed altri nel Mediterraneo esclude ogni parvenza di dubbio in merito.
Viene inoltre da pensare che ciò  fosse dovuto alla conformazione del terreno, ma questo non appare vero se si osserva bene i luoghi scelti per le sepolture e si considera che spesso sarebbe bastato spostare di alcune decine di metri le stesse e potere organizzare diversamente il loro orientamento.
Del resto poi che dire dei grandi tumuli del S.Cerbone di Populonia, della Banditaccia di Cerveteri dove tumuli riportano piu’ ingressi, della necropoli di Tarquinia, oppure di alcune tombe tipo la "Belvedere" di Vetulonia e dove in modo eclatante i " Dromoi " sembrano sconvolgere a pieno le tesi più comuni e non avere apparentemente alcun senso.






La stessa tomba a tumulo della Petrera a Vetulonia, pur avendo subito rimaneggiamenti, e rappresentando di fatto l’esistenza di due tombe sovrastanti, riporta il “Dromos” disposto in modo leggermente diverso dal tumulo del Diavolino a poche centinaia di metri di distanza.
Certamente per il concetto stesso della "citta` stato", città completamente autarchica sia sotto il profilo economico che nella gestione militare e politica, ci potranno essere state piccole differenza attuative. Forse non tutte avranno “sentito”, concepito, o utilizzato allo stesso modo e con la stessa intensità le tecniche sacerdotali, da far apparire la nostra ipotesi più evidente in alcune necropoli che in altre, ma é altrettanto vero che sembra essere stata una tecnica comune a tutta l'Etruria.
E' altresì facile credere che non fosse il defunto a disposizione dello spazio, ma lo stesso, per scelte religiose dei Libri Sacri e dei suoi sacerdoti, a disposizione del defunto, della sua ex "importanza" di uomo vivo, del “ruolo” terreno e di quello futuro nell’aldilà.


Se facciamo un passo indietro collegando la nota divisione etrusca della volta celeste con le opportune  divinità inserite in ogni sua parte, tanto da ripensare all'orientamento dei fulmini in tali settori, nonché  lo stesso nel volo degli uccelli, possiamo ritenere che in tale modo possano essere avvenute le modalità  rituali del seppellimento di ogni etrusco, ( facciamo un semplice esempio: Sacerdote Augure destinato al settore delle “Divinità celesti” ), oppure ancora ( grande navigatore o ammiraglio nel settore appartenente alle “Divinità Marine”,  uomo comune orientato verso Ovest nelle divinità del Fato ).
Infatti se sovrapponiamo idealmente ogni tipo di tomba  su un piano ideale proiettante la divisione della volta celeste con le divinità  relative, (vedi disegno), in funzione di tali impostazioni religiose, e la facciamo ruotare in virtù della relazione “funzione e ruolo del defunto da vivo” con il “settore divino a lui spettante”, rileviamo molto semplicemente che tutto il complesso delle necropoli fosse orientato in modo molto attento, gestito con molta precisione ed avesse comunque un significato molto più importante del semplicistico "tramonto della vita ".




Sovrapposizione della volta celeste, suddivisa in settori, sulla pianta della camera funeraria (questa vuole rappresentare la teoria disegnata sulla divisione della volta come concepita dagli Etruschi, come se la camera ruotasse sul perno a seconda dell'importanza di ogni singolo defunto)



Una sorta di messaggio complesso, legato alla vita passata del defunto ed al futuro nell'aldilà.
Sappiamo bene che nell'archeologia in genere, grande incompleto mosaico del passato, in particolare per la storia Etrusca, in mancanza di teoremi matematicamente esatti e' innegabile che tutto faccia riferimento allo studio della casualità delle scoperte e tutto e' quindi in qualche maniera discutibile, opinabile e teorizzabile, ma appare comunque interessante e valido ritenere che fosse tutto più preciso, motivato ed emotivamente più importante della semplice deposizione dei corredi necessari all'aldilà come uso rituale soltanto..
E' da ritenere che l'orientamento stesso fosse imposto sotto la presenza augurale delle divinità occupanti la porzione, (spicchio), di volta celeste riferita, oppure che la posizione sociale o l'importanza individuale terrena ( funzione avuta, incarico, ruolo, posizione sociale, grado militare, politico, religioso), del defunto ne determinasse in qualche modo l'orientamento.
Altresì e' possibile che ambedue le ipotesi facessero parte del rito e che comunque riconducessero ad un messaggio complesso e preciso sia per gli dei che per gli uomini di quel tempo, rispettato e creduto da tutti. Del resto il frequente ritrovamento del corredo funebre nel Dromos fa pensare ancor di più ad un motivo preciso.
Come se l'individuo, dopo il trapasso, "uscendo" dal dromos", alzandosi, "entrasse" direttamente in quell'angolo di spazio della volta celeste gestito e guidato dalla divinità del rispettivo settore angolare, avendo davanti a se e con se il proprio tesoro affettivo e personale.
Infatti risulta ancora più evidente se si nota che ogni dromos e` di per se tronco-conico rappresentante "una fetta" di settore angolare o spicchio  con la parte più ampia verso l'uscita dello stesso. 
Lo spazio quindi e il “Dio” competente per il tipo di vita che aveva rappresentato e condotto, e che lo avrebbero introdotto in quella parte di mondo dei morti la cui chiave di traduzione, per il messaggio ai vivi, era forse conosciuta dal sacerdote soltanto e da pochi altri.
Un messaggio che al coevo visitatore ed ai suoi discendenti non dovesse interessare, perché  di stretta competenza del defunto e gli dei e quindi occultato, ma di enorme rispetto.
Se non fosse cosi', la sepoltura qualunque essa fosse stata, avrebbe avuto sicuramente una struttura visibile a tutti, come giorno d'oggi, con notizie scritte sulle pietre tombali, affinchè  tutti vedessero e capissero il “chi” e il “perché”, come oggi avviene nei nostri cimiteri.
Questo porta quindi alla semplice conclusione che la maggior parte delle sepolture avesse il dromos orientato genericamente ad ovest, poiché  esse fossero sede di gente che in vita era stata, forse anche abbiente, ma in qualche modo "comune" e quindi avesse avuto come destinazione il settore di divinità  più comuni a tutti.
( “Inferi o Terrestri”- nord-sud ).
Per quanto concerne le sepolture il cui Dromos elude tale spazio e' da ritenersi che fossero sede di uomini che in vita, in qualche modo, fossero stati eccezionali, importanti,  e come tali meritassero una "destinazione celeste" diversa dagli altri.
Concetto che non necessariamente era legato al Principe “Lucumone” o al povero, ma a ciò che aveva svolto di importante nella vita, guadagnandosi per così dire, il diritto al settore Divino.
Voglio concludere esprimendo il senso di pace e di dolce serenità che si percepisce frequentando, con doveroso rispetto, le verdi colline ed i prati dove giacciono i resti di questi uomini che un tempo abitarono i nostri luoghi, e lo fecero in tutti i modo, ma non certo in modo anonimo.  e' successo fino al giorno d'oggi, con notizie scritte sulle pietre tombali, affinchè  tutti vedessero e capissero il “chi” e il “perché”, come oggi avviene nei nostri cimiteri.
Questo porta quindi alla semplice conclusione che la maggior parte delle sepolture avesse il dromos orientato genericamente ad ovest, poiché  esse fossero sede di gente che in vita era stata, forse anche abbiente, ma in qualche modo "comune" e quindi avesse avuto come destinazione il settore di divinità  più comuni a tutti.
( “Inferi o Terrestri”- nord-sud ).
Per quanto concerne le sepolture il cui Dromos elude tale spazio e' da ritenersi che fossero sede di uomini che in vita, in qualche modo, fossero stati eccezionali, importanti,  e come tali meritassero una "destinazione celeste" diversa dagli altri.
Concetto che non necessariamente era legato al Principe “Lucumone” o al povero, ma a ciò che aveva svolto di importante nella vita, guadagnandosi per così dire, il diritto al settore Divino.
Voglio concludere esprimendo il senso di pace e di dolce serenità che si percepisce frequentando, con doveroso rispetto, le verdi colline ed i prati dove giacciono i resti di questi uomini che un tempo abitarono i nostri luoghi, e lo fecero in tutti i modo, ma non certo in modo anonimo. 
Campionatura di sepolture rilevate con orientamento "anomalo".
           
S.Cerbone (Populonia):
1)    Tomba dell ' ariballos piriforme ..............  Est/Sud-Est
2)         "          del Bronzetto ........................... Ovest/Nord-Ovest
3)         "          delle  pissidi...............................Est/Sud-Est
4)         "          dei  carri ....................................Est/Sud-Est
5)         Tomba n.22 ...................................................   Nord
6)         "          n.23 ...................................................   Nord
7)         "          n.27 ..............................................   Nord
8)         "          n.30 ..............................................   Nord
9)         "          n.31 ..............................................   Nord
10)       "          n.33 ...............................................  Nord
11)       "          n.36 ...............................................  Nord
12)       "          n. 37 ..............................................  Nord
13)       "          n. 49 ..............................................  Nord
14)       "          n. 59 ..............................................  Nord
Tarquinia :
1) Tomba delle leonesse ......................... Nord/ Nord-Est
2)         "      fior di loto .....................................Sud/Ovest
3)         "       caccia e pesca ...................................Sud/Est
4)         "      dei giocolieri ...............................Nord/Ovest
5)         "       dei caronti ...........................................  Nord
6)         "        gorgoneion .............................  Sud/Sud-Est
7)         "       pulcella ...............................................  Nord
8) Tomba n. 13 .................................................  Nord/Est
9) Tomba n. 37 .................................................  Nord/Est
Roselle (nord della cinta muraria):
1) Tomba a murello circolare l. strada .......... Nord/Ovest
2)         " a camera  1 ,lato sinistro strada .......Nord/Ovest
3)         " a camera  2 ,    "           "    ...............Nord/Ovest
4)         " a camera  3 ,   "         "   .................  Nord/Ovest  
5)         " a camera  4,    "           "  .................  Nord/Ovest
 
  
Roselle (sud della cinta muraria):
1) Tomba n.5 ,lato sinistro strada ................  Nord/Ovest

mercoledì 4 novembre 2015

Piombo.

Il piombo che si trova allo stato naturale con facilitá era di facile reberibilitá presso gli etruschi, quindi veniva usato in ogni situazione non limitandone alcun uso.
Noi qui oggi parleremo di una particolaritá che é l'incollaggio di pezzi di ceramica rotti più importanti.
Tali pezzi venivano assemblati in base alla grandezza, ad esempio se si rompeva un mattone, oppure pezzi di un'anfora importante, loro assemblavano i due pezzi in modo da far combaciare la rottura , dopo venivano fatti quattro o più buchi ai lati della frattura passanti da lato a lato , inoltre veniva effettuata una incisione profonda come a creare una canaletta che attraversando la frattura orizzontalmente congiungeva i buchi passanti , in seguito veniva fuso del piombo e poi versato a riempire la canaletta e i buchi passanti.
Al momento del raffreddamento il piombo iniziava a tirare e si creava una sorta di trazione fra lamina e lamina che teneva le due parti rotte insieme. 

Come , quando e dove nasce il Bucchero.

La provenienza di questa ceramica, si dà per scontato essere della Spagna con il nome di Bucara che indica terra rossa, o meglio "terra bruciata".
L'uso presso gli etruschi divenne una stranezza che oggi non é ancora completamente compresa.
Il sottoscritto ritiene che tale ceramica subisse una lucidatura fatta a mano precottura, dopo l'essiccamento, bagnandola delicatamente e quindi strofinandola fino alla asciugatura completa. 
Essa poi veniva cotta a 900 gradi in ambiente riducente "privo di ossigeno" , con forse presenza di carbone .
La differenza tra le ceramiche attuali "false" e le autentiche sta nella luciditá , perchè i falsari attuali usano vernici alla creta da passare sulla scultura finita ed asciugata , gli etruschi invece si affidavano alla lucidatura a mano precottura che rende la superficie lucida a secco. 
                    
Io sostengo che  la società etrusca fosse organizzata in più strati sociali dai quali differenziare operazioni funerarie e l'utilizzo di oggetti "vedi bucchero". 
Ad esempio per una certa classe sociale si usava come corredo materiale povero come il bucchero, per le cassi piú agiate si usava materiale piú ricco come Rame, Bronzo , Argento e Oro.